La fibrillazione atriale e la prognosi a lungo termine nei pazienti ospedalizzati per scompenso cardiaco
E’ di riscontro comune la coesistenza di fibrillazione atriale e di scompenso cardiaco, e ciascuno influenza negativamente l’altro.
Lo scopo di uno studio è stato quello di valutare in modo prospettico l'incidenza di fibrillazione atriale e i suoi sottotipi di gestione, e l'esito precoce e a lungo termine dei pazienti con scompenso cardiaco ricoverati in ospedale.
I dati sono stati raccolti in maniera prospettica in pazienti con insufficienza cardiaca ricoverati in tutti gli ospedali pubblici in Israele come parte di un’indagine nazionale ( HFSIS ).
I pazienti con fibrillazione atriale sono stati suddivisi nei sottogruppi fibrillazione atriale cronica e intermittente.
Nei mesi di marzo-aprile 2003, sono stati arruolati 4.102 pazienti con scompenso cardiaco, di cui 1360 ( 33.2%) avevano fibrillazione atriale ( 44.1% fibrillazione intermittente, 41.3% fibrillazione cronica ).
I pazienti con fibrillazione atriale erano più anziani ( 76.9 vs 71.7 anni, p=0.0001 ), maschi, e con preservata funzione sistolica ventricolare sinistra.
I tassi di mortalità grezzi per i pazienti con fibrillazione atriale sono risultati progressivamente e costantemente più elevati durante la degenza e durante i 4 anni di follow-up, soprattutto nel gruppo fibrillazione atriale cronica ( P= 0.0001 ).
Dopo aggiustamento per covariate, la fibrillazione atriale era associata ad un aumento della mortalità ad 1 anno ( hazard ratio, HR=1.19 ).
In conclusione la fibrillazione atriale era presente in un terzo dei pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca, e ha individuato una popolazione con aumentato rischio di mortalità, soprattutto grazie alla co-morbidità. ( Xagena2010 )
Shotan A et al, Eur Herat J 2010; 31: 309-317
Cardio2010